![]() Gaja, emblema del vino in Italia e nelle Langhe, da qualche anno opera anche in quel di Bolgheri, terra nota per vini che hanno fatto la storia. Un territorio decisamente vocato per il vino di qualità, tra mare e colline, già culla delle più note espressioni dell’enologia a livello mondiale. Quando Angelo Gaja sognò di portare la sua filosofia da queste parti, non sapeva nulla di questo terroir. Ma, le più che note terre di Bolgheri, erano state studiate e mappate secondo morfologia, e ad ogni tipologia di terreno era stato assegnato un colore. Si recò in comune e notò che i terreni dove veniva prodotto il Sassicaia, il Fontalloro e altri mostri sacri mondiali, avevano il medesimo colore. Scorse un appezzamento di quel colore che non era vitato e scoprì che apparteneva a due fratelli ottantenni. Inizio una trattativa infinita che terminò solo dopo circa venti incontri, segnando il destino del nome della cantina che qui avrebbe trovato casa: Ca’ come casa, Marcanda da Marchande, a sottolineare il lungo mercanteggiare. Da allora il progetto Ca’Marcanda ha avuto uno sviluppo decisamente interessante e incessante. Perché Gaja è sì ormai la più riconoscibile griffe del vino italiano, tuttavia non deve le sue fortune ad abili azioni di marketing, ma al duro lavoro e la passione. Ad oggi, se pur azienda leader nel panorama enologico, per scelta non ha neanche un sito internet, preferendo ancora oggi la divulgazione attraverso l’esperienza diretta. La ricerca infatti è incessante e grande è l’attenzione che si pone allo studio dei cambiamenti climatici e allo studio dell’ecosistema che inevitabilmente sta mutando. Nuove minacce incombono in vigna e al fine di contrastare gli elementi di negatività come ad esempio insetti nocivi arrivati in loco per via dell’innalzamento delle temperature, si è scelto l’introduzione di antagonisti naturali sempre facendo attenzione a preservare l’equilibrio del biotipo. I vini sono indubbiamente non banali, in controtendenza rispetto ai gusti di tendenza. Dal 2015 è stato limitato l’uso del Merlot, troppo “piacione”, al fine di concentrare gli sforzi nel creare vini snelli ed incredibilmente eleganti, più aderenti allo stile Gaja. Il bianco Vistamare, da uve Vermentino, Viogner e una piccola percentuale di Fiano, si distingue per i profumi di agrumi e fiori, che quasi lasciano immaginare il mare in lontananza visto dalle colline. Tra i rossi, il Promis è il più pronto al consumo con un bouquet elegante speziato e balsamico. Segue il Magari: tanto giovane, quanto interessante e raffinato il 2016; entusiasmante e di grande stoffa il 2004, per la verità un vino completamente diverso in quanto ancora a base Merlot secondo la filosofia del passato. Eccezionale poi il Camarcanda, quasi un delitto bere oggi il 2016: ha la stoffa del grande vino con un tannino da svolgere, la bella acidità che ne assicurano la longevità e che non tolgono snellezza ed estrema eleganza a questo best seller italiano. Il Camarcanda 2010 è un vino da godere oggi ed esprime, ma non fa più notizia, quanto Gaja sia sinonimo di classe e capacità di distinguersi dai luoghi comuni. I prezzi non sono di quelli popolari, ma bere Gaja è pur sempre un’esperienza.
3 Comments
14/10/2022 08:50:52 am
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18/10/2022 08:12:10 pm
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30/10/2022 10:36:30 pm
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AuthorGiovanni Marraffa Archives
Gennaio 2021
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